COVID: La seconda ondata si poteva prevenire?

  • Di Roberta Spinelli

 

L’Italia vive momenti di tensione e paura per l’aumento di nuovi positivi alla covid-19. Un aumento previsto dagli esperti ma forse ignorato dal governo che, ora, sembra essere impreparato e corre ai ripari. Eppure dal 3 agosto, l’Istituto Superiore di Sanità consegna al ministro Speranza il “Preparedness", le linee guide che avrebbero dovuto ispirare gli atti del ministro.
Sei pagine larghe che prefiguravano tre scenari possibili sul fronte Covid, rivelando che l'allerta clinica si sarebbe prolungata a tutto l'inverno (quindi, fino a marzo 2021).

Come se non bastasse il 12 ottobre viene elaborato e diffuso un nuovo documento, pubblicato dal Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità e curato, oltre che dal Ministero anche da Iss, Consiglio superiore sanità, Dipartimento Protezione Civile, Inail, Fbk, Conferenza Stato Regioni, AREU 118 Lombardia, Struttura commissariale straordinaria per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19, Aifa, Inmi Spallanzani e Università Cattolica di Roma.

La preparedness, che nelle emergenze di sanità pubblica comprende tutte le attività volte a minimizzare i rischi posti dalle malattie infettive e per mitigare il loro impatto durante una emergenza di sanità pubblica a prescindere dalla entità dell’evento (locale, regionale, nazionale, internazionale), era completa e chiara.  Come per ogni emergenza di sanità pubblica, anche nel caso della seconda ondata della Covid-19, si richiedevano all’Italia le capacita di pianificazione, coordinamento, diagnosi tempestiva, valutazione, indagine, risposta e comunicazione.  Di queste, da maggio a fine settembre chi governa se ne è completamente dimenticato, forse illudendosi di esser veramente riuscito a creare un modello e a gestire ogni situazione!

Già ad agosto erano stati indicati i possibili scenari che si prospettavano per l’autunno nelle diverse regioni, quattro per l’esattezza.

  • SCENARIO 1
    Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020
    , con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all’inizio dell’autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici. 
  • SCENARIO 2
    Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve- medio periodo
    , con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell’Intervallo di Confidenza al 95% - IC95% - di Rt comprese tra 1 e 1,25), nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata, oltre che dalla evidente impossibilità di contenere tutti i focolai, da una costante crescita dell’incidenza di casi (almeno quelli sintomatici; è infatti possibile che si osservi una riduzione della percentuale di casi asintomatici individuati rispetto al totale vista l’impossibilità di svolgere l’investigazione epidemiologica per tutti i nuovi focolai) e corrispondente aumento dei tassi di ospedalizzazione e dei ricoveri in terapia intensiva. La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi. 
  • SCENARIO 3
    Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo
    , con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5), e in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità dovrebbe essere caratterizzata da una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario 2), mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica (con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri – area critica e non critica) riconducibile ad un livello di rischio elevato o molto elevato in base al sistema di monitoraggio settimanale. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. È però importante osservare che qualora l’epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire potrebbe essere maggiore.

  • SCENARIO 4
    Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5). Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità.

Alcune indicazioni contenute nello “Scenario 3” erano già state adottate quando i casi, in Italia, hanno iniziato ad aumentare, come la scelta a livello nazionale di imporre a tutti l’impiego delle mascherine praticamente ovunque, salvo che nella propria abitazione. Per il resto il governo sembra abbia scelto per ora una strada intermedia, correndo ai ripari con la chiusura, per molti esperti ritenuta inutile, di locali e ristoranti, piscine e palestre ma senza prevedere  alcuna misura sui trasporti che in ogni Regione sono uno dei luoghi dove il virus può tranquillamente circolare e diffondersi e senza chiudere le scuole dove il virus può circolare ed essere portato da bambini asintomatici in casa e innescare il così temuto “contagio domestico” 

Il problema è che il contagio si sta muovendo velocemente e ha raggiunto un’accelerazione ormai tangibile, con situazioni difficili in diverse regioni e con i primi effetti sul sistema sanitario che non è stato migliorato e rafforzato con risultati negativi che ricadono su medici e professionisti che ancora una volta si trovano a lottare contro un nemico invisibile.

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