Manovra 2021: un miliardo in più per il fondo sanità. Ma i medici italiani restano sottopagati

  • Di Roberta Spinelli

La manovra per il 2021, che ha ottenuto il via libera definitivo del Parlamento in extremis, ad un giorno dalla fine dell'anno, vale 38miliardi.

La Sanità nella nuova manovra di bilancio vale 4 miliardi, il doppio dell’anno scorso. E non poteva essere altrimenti perché circa 1,5 miliardi saranno necessari per prorogare le 30mila assunzioni tra medici e infermieri - nella stragrande maggioranza dei casi con contratti a tempo determinato - che sono state fatte durante la prima ondata del Covid.

Con la legge di Bilancio 2021, dunque, l‘ormai ex governo Conte, ha stanziato circa un miliardo di euro aggiuntivo per il fondo sanitario che tra le tante cose andrà a finanziare l’indennità di esclusiva dei medici estendendola anche agli infermieri, con l’obiettivo di rendere più attrattivo il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) per i giovani specialisti e al contempo di valorizzare il servizio svolto dai dirigenti medici, veterinari e sanitari nell’ambito del SSN.

In particolare, per gli aumenti di stipendio al personale sanitario la Manovra mette a disposizione 835 milioni di euro l’anno, incrementando del 27% l’indennità esclusiva della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria (500 milioni). Prevista anche una specifica indennità infermieristica (335 milioni) al fine di riconoscere e valorizzare il ruolo strategico degli infermieri dipendenti dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale, reso ancor più evidente durante la pandemia da Covid-19.

Stanziati 105 milioni di euro per incrementare i contratti di formazione specialistica dei medici specializzandi per il 2021.

Per l’edilizia sanitaria la Manovra mette a disposizione circa 2 miliardi di euro.

Altri stanziamenti degni di nota sono i seguenti: 70 milioni di euro per i tamponi fatti da medici di base e pediatri; 40 milioni di euro per mascherine e sanificazione dei centri per disabili e delle RSA; 5 milioni di euro per il fondo Alzheimer e demenze; 30 milioni di euro per tre anni per i prestatori di cure familiari.

Un Paese, il nostro, che ha più bisogno di medici ma anche quello che vanta il record di fughe di camici bianchi all’estero. In Europa un medico su due che fa le valigie (il 52% per l’esattezza) parla italiano. Sono 1.500 i medici con in tasca la specializzazione che emigrano ogni anno, anche da Regioni ricche come il Veneto (80 in fuga ogni anno) e in generale dal Nord del Paese.

Nessuno in Europa si avvicina a questo primato che tra l’altro segna un altro grande spreco per il nostro Paese: formare un medico specialista costa fino a 250mila euro. In pratica ogni anno regaliamo 350 milioni agli altri Paesi che ringraziamo per i 1500 dottori già formati da assumere. Il paradosso tra l’altro è che l’Italia si trova nel pieno di una emergenza di carenza di medici (ne mancano subito 8mila, e altri 16.500 fino al 2025) in uno dei momenti più difficili e non solo per l’Italia.

Alla fuga di molti professionisti in cerca di un contratto – e di un futuro – migliore, si aggiunge la qualità dell’ambiente in cui operano i professionisti e il carico di lavoro.

La pandemia ha messo in luce tutti i problemi.

Il 75% dei medici ospedalieri - secondo l’Anaao- è convinto che il proprio lavoro non sia stato valorizzato a dovere, sia prima che durante la crisi pandemica, solo il 54.3% dei medici ospedalieri di oggi pensa di lavorare ancora in un ospedale pubblico nei prossimi 2 anni.

Già ora in molte aziende sanitarie le uscite dal SSN non avvengono solo per raggiunti limiti pensionistici: in particolare del nord Italia, si può arrivare fino ad un 30-40% di uscite per licenziamento.

I medici ospedalieri, come anche i dirigenti sanitari, si sentono schiacciati da una macchina che esige troppo.

Da anni associazioni e singoli professionisti lamentano l’eccesso dei carichi di lavoro, legato a una carenza numerica persistente al di là delle recenti assunzioni, peraltro tutte in forme precarie; la rischiosità del lavoro sia sotto il profilo biologico che medico-legale; la sua cattiva organizzazione; lo scarso coinvolgimento nelle decisioni che li riguardano. Medici, Infermieri, Infermieri Pediatrici, Ostetriche, Professioni Sanitarie, OSS e altri dipendenti del SSN non vogliono essere chiamati eroi, soprattutto perché di questi eroi e del lavoro svolto in nome di quel giuramento di Ippocrate prestato ad inizio carriera, ci si ricorda solo nelle emergenze non considerando che per ogni singolo professionista ogni giorno è una sfida, un impegno, una missione.

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